I fatti che hanno toccato alcune persone a me vicine nelle ultime due settimane non possono non portarmi a riflettere sulla morte e su come questa si relazioni con la crescita personale di cui si parla spesso in questo blog.
Le domande sono tanto più feroci quanto più improvvisa e precoce è la morte.
La morte si sa, ti fa sentire un piccolo uomo impotente. Un uomo che non ha il controllo di un bel niente e questo drammaticamente si scontra con l’idea di voler imparare ad indirizzare ogni cosa delle nostre vite e di tenere tutto sotto controllo.
L’affanno nel tentare di crescere, di migliorarsi, di voler sempre dare il meglio, ti spinge inevitabilmente a chiederti se tutti gli sforzi che fai hanno un senso oppure no considerando che la deadline non la stabilisci tu.
Questa precarietà, molto più grande di me, però sento, che invece di intaccare… sta rafforzando la mia convinzione…
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