Ascoltando in giro, di motivi per odiare il Natale, ma devo dire anche per amarlo, ce ne sono tanti. Rimane il fatto che è una tappa praticamente obbligata delle nostre vite. Credenti, non credenti, nessuno può sentirsi completamente escluso, mi riferisco ovviamente a quelli che vivono dalle nostre parti occidentali del globo.
Avete notato che il Natale genera tanta euforia o tanta malinconia e a volte entrambe. Vi siete mai domandati come mai? Io mi sono dato questa spiegazione. Pensateci un po’, le quattro settimane che precedono il Natale, sono tra le più frenetiche dell’anno, sono piene di colori, di luci, di impegni… e se tutte queste cose fossero solo una gigantesca distrazione? Se fosse solo uno stratagemma che abbiamo messo in piedi noi stessi per non pensare che sta per arrivare l’appuntamento più importante di ogni anno… e con chi sarebbe quest’appuntamento?
Non lo sentite anche voi questo richiamo? Questo richiamo all’essenziale? Non è forse che questo essenziale siamo noi, vuoi vedere che l’appuntamento più importante dell’anno è con noi stessi?
Sentite dei brividi di freddo? Credo sia normale… l’appuntamento con se stessi non è da sottovalutare, anzi forse è proprio l’appuntamento più difficile. L’altro, questa volta, ti conosce, sa tutto di te. Non puoi più raccontare storielle, non puoi più fingere, sei tu e l’essenziale di te stesso. Di che pensi parlerete? Di cose così? Nooo, parlerete di cose importanti, di cose intime, di sogni, di sentimenti, emozioni dei tuoi successi e insuccessi.
Ma devo affrontare tutta questa roba da solo? Sembra davvero troppo! Mamma aiutami! E allora senti il bisogno di circondarti di persone. Cerchi degli sponsor, qualcuno che crede in te, che ti sorregga, proprio quelli che sai che non ti abbandoneranno mai.
Chissà come saranno stati alcuni Natali di Steven Bradbury? Non lo conoscete?
Sembra un Elfo vero? Steven è il protagonista di una storia del mondo dello sport che assomiglia tanto ad una fiaba.
Steven nasce oltre 40 anni fa in Australia, nei sobborghi di Sidney. Mentre gli altri suoi amici australiani praticavano i tipici sport locali, lui decide di dedicarsi allo short track. Se qualcuno si stesse domandando cos’è non mi meraviglierei visto che persino in Alto Adige dove di ghiaccio ce n’è, non si pratica tutti i giorni. Per sintetizzare, è una gara di pattinaggio su ghiaccio eseguita su un tondo. Lui non solo trova la pista su cui allenarsi in Australia… , ma arriva a vincere la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Lillehammer nel 1994 e un argento e un bronzo ai Mondiali del 1993 e del 1994.
Fin qua sembrerebbe la classica storia che vi vuol dimostrare che non importa dove nasci e da dove parti, ma se vuoi, puoi arrivare dove decidi tu. Vediamo però come prosegue l’avventura di Steven.
Nel 1994 a Montreal durante una gara Steven riporta una bruttissima ferita. Un altro concorrente con la lama di un pattino, a causa di uno scontro, gli taglia l’arteria femorale. Perse 4 litri di sangue. Ci vollero 111 punti di sutura e più di un anno e mezzo di riabilitazione per tornare a camminare.
Tornò alle gare nel 1998, il peggio sembra passato, ma non è così, nel 2000 durante un allenamento si frattura l’osso del collo. Da quest’ultimo incidente non recupera più completamente, le sue prestazione sportive non erano più quelle di prima così decide di concludere la carriera dopo le Olimpiadi di Salt Lake City del 2002.
Si iscrisse a tutte e 4 le gare di short track. Alla gara dei 1000 metri vinse la propria batteria. Ai quarti arrivò terzo, peccato che passano solo i primi due, però il secondo fu squalificato e Steven riuscì ad approdare alla semifinale.
In semifinale partì malissimo era ultimo. Il fisico non era più lo stesso e le gare erano troppe e troppo ravvicinate. Accadde però che un concorrente perse l’equilibrio e altri due si scontrarono, così Steven arrivò di nuovo secondo e approdò alla finale.
Nell’ultima gara era stremato, aveva solo una strategia, stare in piedi, attendere e sperare che qualcosa accadesse. Rimase ultimo per tutta la gara. All’ultima curva un altro concorrente inciampò e trascino tutti a terra con se come dei birilli lasciando a Steven la pista libera per tagliare il traguardo in solitaria e vincere la medaglia d’oro!
“Doing a Bradbury” è diventata un’espressione del gergo australiano e significherebbe “Vivere in circostanze miracolose”.
Dice Steven Bradbury di se: “Tra chi ha successo nel campo, nessuno appare un paio di settimane prima di ottenere un grande risultato. Non esiste, vale anche per me. L’ho già detto in passato: non ho accettato la medaglia d’oro per quel minuto e mezzo di gara, ma per i dodici anni di carriera che mi hanno portato a quel minuto e mezzo.”
Buon Natale a tutti!
PS: Godetevi questo video di ilarità
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