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Comunicare con i piatti

Ciao a tutti e buon inizio 2017. Terminato un anno di lavoro si pensa sempre di aver un po’ di tempo per tirare il fiato, ma in realtà i ritmi dei nostri business sono così intensi che c’è ben poco tempo per riposarsi.

Questo inizio anno ho avuto di nuovo l’opportunità di andare ad un evento negli Stati Uniti d’America e anche questa volta ho sfruttato l’occasione per visitare posti nuovi. Quest’anno è stato il turno di New Orleans.

Visto che ogni viaggio è un’esperienza e che i take away che porto a casa sono davvero tantissimi, ne ho selezionati 3, di quelli un po’ più business che potrebbero tornare utili anche agli altri Seller che mi leggono.

Partiamo con il più pratico, oggetto del take away è UBER. Conosciuto nel mondo IT più per i successi all’estero che per quelli nostrani, visto che l’hanno addirittura bandito in Italia nella formula ufficiale. E’ stata la prima volta che l’ho utilizzato e ve lo consiglio assolutamente. Servizio praticissimo, app essenziale, ma super intuitiva ed è economicissimo rispetto un taxi. A questo ci aggiungi il fatto che puoi sceglierti l’autista, la dimensione del mezzo, se la fattura dev’essere fatta sul profilo personale o aziendale e che per pagare non sposti mai soldi (provate voi a trovare un taxi che accetta carta di credito in Italia…) e mi chiedo, perché noi dobbiamo privarci di tutto ciò? Vi siete accorti che nell’ultimo periodo è tornata di moda la parola protezionismo? La nuova ondata di leader politici sembra diventata tutta protezionista e la massa che li segue si dice felicissima  di questa cosa. E’ la stessa gente che però non si rende conto che oggi può arredare casa con 10.000 euro o comprare un’auto per 5.000 e che se potesse scegliere tra pagare 150 euro o 50 per andare all’aeroporto opterebbe sicuramente per i 50 di UBER. In Italia i tassisti hanno ragione a risentirsi visto che devono pagare in anticipo anche 100.000 euro per una licenza, il concetto è che tu paghi per fare l’imprenditore di te stesso, suona male no? E’ come se lo stato ti chiedesse in anticipo le tasse che poi non pagherai in futuro, a me suona così, mentre se tutto fosse sempre tracciato e nessuno potesse più evadere? Ma perché sprecare delle così belle idee, no?

Passiamo al secondo take away. Adesso l’argomento è la pizza e come uno dei business più storici e classici di sempre può essere eseguito con delle accortezze che fanno la differenza. Al secondo giorno a New Orleans abbiamo speso qualche ora in un centro commerciale. Fattasi ora di pranzo siamo giunti nell’area ristorazione e la scelta era piuttosto vasta soprattutto se consideriamo l’origine etnica del cibo. Avendo già affrontato diversi giorni di cibo ipercalorico avevo deciso di buttarmi su una semplicissima margherita, anche se in un’esperienza passata pure la semplicissima margherita, negli USA risultò essere una pessima scelta. Cominciamo dal nome “Villa Italian Kitchen“. Già il nome mi stava rassicurando sulle esperienze del passato. Se poco poco sono italiani, questa volta non avranno bombardato il pomodoro con l’aglio come quella volta a Miami (esperienza che non augurerei neppure ai nemici). Ho deciso di prendere una trancio di margherita e uno col salame piccante che loro chiamano “peperoni”. Devo dirvi che il riscontro è stato positivo, si è fatta mangiare! Ma veniamo al punto, cos’è che ho notato di particolare da poterli legare a questo blog? Che avevano utilizzato delle accortezze comunicative che possono fare la differenza. Ecco alcuni punti:

  1. Giusto a fianco alla casa c’erano 3 foto d’epoca. Quasi sicuramente non saranno state foto originali, ma il vederle, così non perfette, con dei soggetti abbastanza classici mi hanno fatto subito pensare che da qualche parte sto italiano emigrato ci dev’essere, traducendo, ci sono speranze che la pizza sia mangiabile. 

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  1. Sui tovaglioli ti raccontano la storia della pizzeria, in qualche modo, essendo tu lontanissimo da casa, diventano un po’ la tua famiglia, o no?

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  1. Con la scritta sul bicchiere è come se brindassero insieme a te.

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  1. Quando finisci di mangiare il tuo trancio ad aspettarti in fondo al piatto trovi il saluto finale, un bel arrivederci.

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Nulla è stato lasciato al caso, ogni oggetto su quel vassoio è stato concepito come un’opportunità per comunicare ed entrare in confidenza col cliente. Non so a voi, ma a me, queste piccole grandi cose, piacciono moltissimo.

Andiamo al terzo take away. L’ultimo giorno dell’evento lo speaker che ha lasciato il segno è stato uno dei fondatori di Life is Good. Stiamo parlando di due fratelli, Bert e John Jacobs che hanno girato l’America in lungo e in largo vendendo magliette col logo Life is Good. A loro modo cercano di dare un contributo al mondo spingendo le persone a vedere tutto il buono che la vita ci offre. Sono due personaggi davvero carismatici, delle vere icone dell’ottimismo e vi consiglio anche il loro libro di cui vi riporto il link sotto. Vi riporto questo aneddoto perché lo collego in qualche modo alla cosa che più mi colpisce in America e che forse è proprio quella che fa la differenza. Non si può dire che in America si viva per forza meglio dell’Italia. Non si può dire che non abbiano problemi o che la massa abbia un livello di benessere medio superiore al nostro, anzi, forse è proprio il contrario. Per ogni singolo personaggio che ha avuto un mega successo ci sono milioni e milioni di persone che vivono in condizioni pietose e che resteranno nell’anonimato per sempre. Quello che però fa la differenza e che muove le masse è questo sogno, questa speranza, questa idea della possibilità, questo orgoglio nazionale, tutte cose che da noi vedo abbastanza tramontate e che invece fanno la differenza affinché quella nazione agisca con l’intento di fare la differenza nel mondo. E’ la visione di un mondo migliore che smuove gli animi e produce grandi risultati.

Vi ho citato quest’ultimo punto perché probabilmente avete già pensato all’idea di business, magari anche al marketing per vendere la vostra idea, ma forse avete sottovalutato l’importanza di raccontare ai vostri clienti e ai vostri collaboratori come e perché volete dare un contributo a cambiare il mondo.

Domande potenzianti di oggi:

  1. Ho innovato il mio modello di business sfruttando le nuova tecnologie?

  2. Usa sfruttato tutto ciò che esce dalla mia azienda per comunicare con i miei clienti e prospect?

  3. Racconto al mercato e ai miei collaboratori il contributo che voglio portare al mondo?

Piano d’azione di oggi:

  1. Chiama il tuo partner che ti supporto sull’IT e sui processi e chiedigli se hanno qualche idea su come innovare il tuo business.

  2. Produci la lista di tutte gli oggetti con cui entrano in contatto i tuoi clienti, buste, scatole, gadget, materiale di qualsiasi genere fisico e digitale.

  3. Riassumi in una brevissima frase la tua visione del mondo.

Change World Selling

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